Obesità in Italia: cresce la diffusione, allarme tra i bambini

In Italia il 34% degli adulti è in sovrappeso e quasi il 10% è obeso. Tra i bambini la percentuale supera un terzo della popolazione.

Un problema in aumento

L’obesità è considerata una patologia endemica, tipica soprattutto dei Paesi occidentali, dove stili di vita sedentari e cattive abitudini alimentari hanno contribuito a renderla una delle principali emergenze di salute pubblica. In Italia, secondo i dati più recenti, il 34,2% della popolazione adulta risulta in sovrappeso e quasi il 10% rientra nella categoria degli obesi.

Il fenomeno non accenna a fermarsi e interessa sempre di più anche le fasce più giovani: oltre un terzo dei bambini tra i 6 e i 9 anni, infatti, è in sovrappeso o obeso. Una percentuale che colloca l’Italia tra i primi Paesi europei, insieme a Grecia e Spagna, per diffusione dell’obesità infantile.

Definizione e criteri diagnostici

L’obesità è una condizione clinica caratterizzata da un eccessivo accumulo di tessuto adiposo rispetto ai valori considerati normali per età, sesso e altezza. In termini pratici, si parla di obesità quando il peso corporeo supera di almeno il 20% quello ideale o quando l’indice di massa corporea (BMI) è superiore a 30.

Tuttavia, non basta valutare solo il peso: la massa grassa va distinta da quella magra. Due persone con lo stesso peso e la stessa altezza possono avere composizioni corporee molto diverse. Per questo, strumenti come la plicometria, la bioimpedenza o metodiche più avanzate (TAC, risonanza magnetica, pesata idrostatica) permettono una valutazione più accurata rispetto al solo BMI.

Non solo una questione estetica

L’obesità non è un semplice problema di sovrappeso, ma una patologia cronica che comporta rischi elevati per la salute. L’eccesso di grasso corporeo influisce sul metabolismo, aumenta la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, disturbi articolari e condizioni legate all’infiammazione cronica.
Intervenire precocemente, soprattutto nei bambini, diventa fondamentale per ridurre complicazioni future e invertire una tendenza che, negli ultimi vent’anni, non ha mostrato segnali di rallentamento.