Attività fisica: benefici e quando va evitata

L’attività fisica è fondamentale per la prevenzione e la salute, ma deve essere calibrata su età, condizioni individuali e possibili limitazioni cliniche.

Definizione e aspetti tecnici

Per attività fisica si intende qualsiasi movimento volontario del corpo, prodotto dai muscoli scheletrici, che comporta un dispendio energetico superiore alle normali attività quotidiane. Non rientrano dunque solo lo sport e l’allenamento, ma anche quelle azioni aggiuntive che vanno oltre il metabolismo basale e le necessità di sopravvivenza. Perché possa definirsi “auspicabile”, un’attività deve essere svolta con una certa continuità e intensità, idealmente almeno tre ore a settimana, con protocolli calibrati su età, sesso e livello di allenamento. Superata questa soglia, l’impegno diventa tipicamente sportivo e richiede una programmazione più accurata.

I benefici per la salute

La mancanza di movimento è associata a un aumento del rischio di malattie metaboliche, cardiovascolari e articolari. Al contrario, una pratica regolare contribuisce a ridurre stress, sintomi ansiosi e depressivi, migliora la funzionalità cardiopolmonare, sostiene la salute delle articolazioni e favorisce la prevenzione dell’obesità. L’attività fisica stimola inoltre la massa ossea, contrasta la sarcopenia negli anziani e aumenta la longevità. Nei più giovani favorisce lo sviluppo armonico di forza, resistenza e coordinazione, mentre negli adulti mantiene attivi i meccanismi metabolici che regolano glicemia, pressione e assetto lipidico. Anche la qualità della vita quotidiana ne risulta migliorata, grazie a una maggiore autonomia e a un migliore equilibrio psico-fisico.

Quando limitarla o evitarla

Non tutte le situazioni consentono di praticare attività fisica senza rischi. Condizioni come gravi cardiopatie, malattie respiratorie croniche, problematiche articolari o protesi possono imporre limitazioni. Anche stati particolari, come gravidanza a rischio, convalescenza dopo malattia o vaccinazione recente, richiedono attenzione e valutazioni mediche specifiche. Lo stesso vale per chi ha subito traumi o interventi, ad esempio al menisco, dove la tipologia di esercizio va adattata caso per caso. Infine, anche fattori contingenti, come la donazione di sangue o la presenza di patologie tromboemboliche, rendono necessaria una pausa o la scelta di discipline a basso impatto. In ogni caso, il parere medico resta il riferimento imprescindibile per stabilire quantità, modalità e intensità del movimento da svolgere in sicurezza.