Alcalosi metabolica: sintomi, cause e conseguenze cliniche

L’alcalosi metabolica è un’alterazione del pH dell’organismo che interessa soprattutto sangue e urine. Può avere origini diverse e comportare gravi conseguenze.

Cos’è e come si manifesta

L’alcalosi metabolica si verifica quando il pH dei tessuti corporei, in particolare quello del sangue, si innalza oltre i valori fisiologici. Se riferita specificamente al sangue, si parla di alcalemia, condizione in cui il pH supera 7,40.

Si tratta di un disturbo frequente nei pazienti ospedalizzati, soprattutto in condizioni critiche, ed è spesso accompagnato da altre alterazioni dell’equilibrio acido-base. I sintomi più comuni comprendono vomito persistente, disidratazione, debolezza e confusione mentale.

Cause principali

Alla base del disturbo vi è quasi sempre uno squilibrio idro-salino che altera il rapporto tra acidi e basi nell’organismo. Le cause possono essere classificate in due grandi categorie:

  • Cloro-responsive: includono perdita di acido cloridrico tramite vomito, uso di diuretici, disidratazione severa o condizioni come la fibrosi cistica. Anche la cosiddetta alcalosi da contrazione, legata alla riduzione dei volumi extracellulari, rientra in questo gruppo.
  • Cloro-resistenti: comprendono l’eccesso di bicarbonato (per somministrazione di antiacidi o infusioni endovenose), l’iperaldosteronismo e alcune sindromi genetiche rare come Bartter, Gitelman o Liddle.

In alcuni casi l’alcalosi può comparire come conseguenza della post-ipercapnia, cioè dopo la correzione di un’acidosi respiratoria prolungata.

Diagnosi e conseguenze cliniche

La diagnosi si basa sull’analisi dei gas arteriosi e degli elettroliti. Un valore di bicarbonato superiore a 35 mEq/L è fortemente indicativo di alcalosi metabolica. L’analisi delle urine, in particolare la misurazione del cloro, aiuta a identificare l’origine del disturbo.

Se non trattata, l’alcalosi metabolica può determinare complicazioni di rilievo: aritmie, ipoventilazione con ipossiemia, squilibri elettrolitici (ipokaliemia, ipomagnesiemia, ipofosfatemia) e disturbi neurologici come convulsioni o stato confusionale.

La gravità dipende anche dalla capacità dell’organismo di compensare lo squilibrio, attraverso meccanismi respiratori e renali che non sempre risultano efficaci.