Curare il cancro conoscendolo sempre meglio. Conoscendo, nello specifico, tutte le sua variabili, che sono infinite, in modo da tracciare una mappatura che aiuti a riconoscerle. E’ questa l’ultima frontiera medica che si propone per l’appunto di realizzare delle mappe genetiche dei singoli tumori in modo da avere un quadro d’insieme più vasto che consenta di affrontare meglio caso per caso in modo più specifico ed efficace.
E’ la nuova frontiera alla quale sta lavorando, tra gli altri George W. Sledge, presidente dell’Asco, l’American Society of Clinical Oncology. L’occasione per parlare della metodologia è stato il meeting annuale della società.
Lo specialista approfitta dei 40 anni dalla firma del ‘National Cancer Act’ di Richard Nixon, per stilare un bilancio dei risultati raggiunti riguardo alla lotta contro il cancro facendo il punto sui prossimi passi da compiere per non fermarsi.
Una di queste strade è per l’appunto quella di scegliere le terapie adatte a seconda dei casi specifici e delle mutazioni delle neoplasie. Harold Varmus del National Cancer Institute: “Non stiamo combattendo una guerra contro un unico nemico. E’ come se fossimo dinanzi a centinaia di malattie differenti”.
Sledge punta molto su questo tipo di ricerca che consente risultati più efficaci con contestuale riduzione degli effetti collaterali delle cure.
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