La molla che spinge la maggior parte delle persone a mettersi a dieta è spesso di natura estetica. Soprattutto in vista dell’estate la voglia di metterci in costume senza sfigurare ci spinge a mangiare di meno. Ciò che invece si dovrebbe capire è che l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale per essere sani e per cercare di invecchiare più lentamente possibile.
Sono molte le ricerche svolte in tal senso, ne citeremo alcune tra le più interessanti. Un primo studio, svolto in Svezia, a Goteborg, ha dimostrato come assumendo meno calorie si riesca a tenere lontani sia il cancro che il diabete di tipo 2.
E’ noto da tempo l’effetto che un enzima, la perossiredossina, che rallenta l’invecchiamento riducendo il perossido di idrogeno e innescando un processo antiossidante. Si sa anche, però, che questo enzima, naturalmente presente nel nostro organismo, con il passare del tempo diminuisce. Esiste però un altro enzima, Srx1, che riesce a riparare il primo. La produzione di quest’ultimo viene stimolata da una dieta povera di zuccheri e proteine, e ricca di minerali e vitamine.
Le perossiredossine, inoltre, secondo lo stesso studio, riducono notevolmente le probabilità di ammalarsi di Parkinson e Alzheimer, malattie tipiche dell’avanzare dell’età. Un altro autorevole studio, condotto dal Centro di Ricerca Nazionale Spagnolo Sul Cancro, ha dimostrato che è sufficiente ridurre del 40% l’apporto calorico per diminuire nella stessa percentuale le probabilità di ammalarsi di cancro.
Questa ricerca ha studiato dei topi, alcuni dei quali sottoposti ad una dieta restrittiva. Si è osservato che questi soggetti presentavano una velocità di accorciamento dei telomeri, nel tempo, più lenta rispetto a quelli alimentati normalmente.
Partendo dal presupposto che l’invecchiamento è strettamente collegato all’accorciamento dei telomeri, il risultato è stato illuminante. Lo stesso esperimento è stato fatto analizzando due gruppi di scimmie, sicuramente più vicine all’uomo come caratteristiche genetiche. I due gruppi comprendevano scimmie tra 1 e 4 anni e altre tra 16 e 23 anni.
A parità di calorie, ridotte in questo caso del 30%, il primo gruppo invecchiava con più ritardo, il secondo presentava colesterolo e glicemia più bassi. La durata della vita rimaneva pressoché invariata ma la qualità era maggiore.
Prendendo spunto da questi dati la conclusione è presto data: come in ogni cosa è bene mantenere una certa misura. Non è necessario morire di fame per stare meglio ma è vero anche che abbuffarsi con qualsiasi cosa ci capiti a tiro è sicuramente deleterio.
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