Esperienze europee di sistemi sanitari, il rapporto tra pubblico e privato, assistenza integrativa e prevenzione precoce nel trattamento dei disordini muscolo-scheletrici sono i temi del convegno che si sono affrontati oggi in occasione del convegno organizzato da Motore Sanità dal titolo “TRENTO SCHOOL – Sostenibilità del SSN e i nuovi modelli economici”, presso l’Auditorium del Centro Servizi Sanitari dell’Azienda provinciale per i Servizi sanitari di Trento, in Viale Verona, dalle ore 9 alle ore 18, e patrocinato dalla Provincia Autonoma di Trento, dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia Autonoma di Trento, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, da Federsanità Anci e FederAnziani.
Un tavolo del Convegno trentino è stato dedicato al tema dei fondi integrativi e delle assicurazioni sociali e private. La recentissima proposta delle commissioni Bilancio e Affari sociali della Camera è di incentivare la sanità integrativa, costituita da fondi integrativi, polizze assicurative, collettive ed individuali, per aumentare l’efficienza del sistema sanitario, rilanciare il concetto più volte ribadito della terza gamba del sistema che conduca all’individuazione di un modello europeo misto, tipico delle società complesse ad alta offerta di prestazioni legate alla salute ed alla conseguente integrazione con un nuovo welfare più rispondente all’invecchiamento sociale. Una nuova scommessa per una sanità sostenibile che continui a garantire assistenza alle fasce più deboli.
Michele Odorizzi, Responsabile Welfare della Federazione Trentina della Cooperazione è intervenuto sul tema dei fondi integrativi presentando il progetto di Welfare Cooperativo Trentino, che definisce un esempio di autorganizzazione dal basso di persone accomunate dall’appartenenza cooperativa che ha consentito di costruire un “pilastro” di protezione sanitaria integrativa con elevatissime percentuali di erogazione in rapporto alla contribuzione raccolta (92%).
«L’analisi sulla sostenibilità prospettica dei sistemi sanitari nazionali – ha spiegato Michele Odorizzi – ripropone l’attualità di un dibattito, mai esaurito, sulla funzionalità e strategicità del pluralismo delle forme istituzionali coinvolte nei processi sociali ed economici e sulle politiche che possono favorire o inibire lo sviluppo di una “biodiversità” che riconosca ruolo ad una pluralità di attori».
«Se i limiti del Sistema Sanitario Nazionale – ha proseguito Odorizzi – non sono unicamente riconducibili ad una crisi economica che impedisce di assegnare alla sanità quote crescenti di risorse derivanti dalla fiscalità ma anche di comportamenti opportunistici di erogatori e fruitori delle prestazioni sanitarie che hanno determinato lievitazioni costanti dei costi, l’osservazione di esperienze micro-territoriali e/p micro-categoriali di sanità integrativa può aprire il confronto sulla opportunità di sostenere l’azione di esperienze mutualistiche che contribuiscono in modo significativo alla tenuta generale dei sistemi. Il progetto di Welfare Cooperativo Trentino – ha concluso Michele Odorizzi – non è che un piccolo e parziale esempio di autorganizzazione dal basso di persone accomunate dall’appartenenza cooperativa che ha consentito di costruire un “pilastro” di protezione sanitaria integrativa con elevatissime percentuali di erogazione in rapporto alla contribuzione raccolta (92%), unitamente allo sviluppo di forme di partecipazione e gestione societaria che hanno consentito l’attivazione di processi di responsabilizzazione diffusa».
Il tema dell’assistenza integrativa in territorio trentino è stato portato sul tavolo di confronto da Michele Bezzi, Segretario Confederale Cisl USR del Trentino che ha rimarcato la necessità di utilizzare i fondi sanitari integrativi di fronte alla impossibilità da parte della Sanità Pubblica ed il sistema di Welfare di soddisfare tutte le esigenze dei cittadini, in un prossimo futuro.
«La Costituzione Italiana, pur riconoscendo la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, garantisce le cure gratuite solo agli indigenti – ha spiegato Michele Bezzi -. Partendo da questo assunto certo pare evidente come lo Stato non debba assicurare la gratuità delle cure a tutti i cittadini prevedendo, pertanto, una compartecipazione alle spese. In considerazione, inoltre, dell’innalzamento dell’aspettativa di vita e dell’incremento dell’età media degli italiani, pare evidente come in un prossimo futuro, di cui già si ha sentore, la Sanità Pubblica ed il sistema di Welfare potranno verosimilmente non essere in grado di soddisfare tutte le esigenze dei cittadini. Pur riconoscendo un ruolo rilevante alle azioni di prevenzione da attivarsi sin dall’età pediatrica, volte all’assimilazione delle cosiddette buone regole ed all’adozione di uno stile di vita sano che limiti l’insorgenza di talune patologie (attività che potrà dare i suoi frutti solo a medio lungo termine), risulta indispensabile l’utilizzo di fondi sanitari integrativi. Tali fondi non devono tuttavia diventare sostitutivi della sanità pubblica, ma devono essere un valido supporto per la garanzia di prestazioni sanitarie allo stato attuale interamente a carico del cittadino».
L’assistenza sanitaria integrativa deve, per sua stessa natura, affiancarsi alle strutture sanitarie pubbliche senza scalzarle ne esautorarle, secondo la sigla sindacale Cisl USR.
«Come Organizzazioni Sindacali – ha proseguito Michele Bezzi – riteniamo che l’istituzione, già avvenuta, di un fondo sanitario integrativo territoriale, sia solamente l’inizio di un percorso che dovrebbe portare all’istituzione di un fondo sanitario integrativo a cui possano liberamente aderire tutti i cittadini tramite una contribuzione volontaria».
Il valore aggiunto di questo progetto, secondo il Segretario Confederale Cisl USR del Trentino, «potrebbe inoltre estendersi alla tutela della non autosufficienza destinando la percentuale prevista dalla vigente normativa, alla costituzione, con un sistema a capitalizzazione, di una posizione individuale cui attingere nel momento del bisogno». «Tale modalità – ha spiegato nel dettaglio Bezzi – consentirebbe al lavoratore iscritto al fondo sanitario integrativo, all’atto del pensionamento, di trasferire la propria posizione individuale nel fondo sanitario integrativo “aperto” continuando a versare delle quote annuali che gli permetteranno di far fronte ad eventuali problematiche di non autosufficienza qualora subentrassero. Ad oggi – ha concluso Michele Bezzi – i fondi sanitari integrativi tutelano la non autosufficienza dei propri iscritti e questo vale se la stessa si manifesta durante l’attività lavorativa ma se questa situazione di disagio viene a crearsi successivamente il pensionamento gli stessi ex lavoratori ne risultano sprovvisti».
Così Mauro Dallapè, Associazione Artigiani e Piccole Imprese della Provincia di Trento.
«Le mutue in questo momento vengono rispolverate perché i bisogni dei lavoratori sono sempre più importanti. Tante famiglie italiane, infatti, oggi vanno in crisi per una spesa straordinaria non di migliaia di euro ma bensì di 500-600 euro. Pertanto i fondi sanitari integrativi e le mutue che gestiscono la sanità integrativa sono anche una risposta a questi bisogni attuali della crisi culturale, economica e sociale che stiamo vivendo».
Se Maurizio Bersani, Struttura Progettazione e Sviluppo Piani della Direzione Generale Salute della Regione Lombardia e Adriano Marcolongo, Direzione Centrale Salute Integrazione Socio Sanitaria, Politiche Sociali e Famiglia Friuli Venezia Giulia hanno evidenziato i temi caldi – dalla non autosufficienza, alla riabilitazione, all’odontoiatria – sui quali pur essendoci la copertura esistono aree scoperte, l’intenzione è di intervenire presidiando su tali aree attraverso una disponibilità di informazioni».
Silvio Fedrigotti, Direttore Generale dell’Assessorato alla Salute della Provincia Autonoma di Trento ha portato il modello locale «La Provincia Autonoma di Trento, la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol si sono impegnate nel progetto perché hanno pensato che sia possibile andare oltre al modello solidaristico-assicurativo che significa non un abbandono del sistema universalistico di tutela della salute come oggi è esistito in Trentino. La Provincia ha contribuito a questo percorso avviando un dialogo tra le parti sociali – industria, artigianato, agricoltura, commercio – stipulando un patto per la nascita di un fondo sanitario integrativo territoriale che esce dalla logica fisiologica del rapporto diretto nei vari settori tra datori di lavoro e rappresentanze sindacali».
«La promozione dei fondi sanitari integrativi, in grado di dare prestazioni integrative e non sostitutive rispetto al sitema sanitario nazionale, dovrebbe stare tra le priorità del governo nazionale e delle Regioni e Province autonome».
E’ quanto affermato da Franco Ischia, CGIL del Trentino. «Considerate le misure che il Governo attuale sta proponendo in un campo analogo, quello della previdenza integrativa, (TFR in busta paga, aumento della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione) minando anni di attività di sostegno e promozione concordati tra i governi succedutisi dal 1993 in avanti e le parti sociali, ho seri dubbi che intenda impegnarsi su questo campo» ha spiegato Ischia. «Le parti sociali stanno procedendo, attraverso la contrattazione, a destinare risorse alla sanità integrativa. La crisi economica ha rallentato il processo di avvio dei fondi integrativi e limitato le risorse».
E in provincia di Trento cosa accade? «In provincia di Trento – ha evidenziato Franco Ischia – anche cercando un rapporto a livello regionale con Bolzano, stiamo procedendo nella direzione della costituzione di fondi sanitari con una impronta unitaria o di forte coordinamento in riferimento al territorio, con prestazioni che tengano conto del sistema sanitario locale e guardino alle esigenze del futuro della popolazione locale.Siamo convinti che i fondi sanitari integrativi devono essere il più vicino possibile agli utenti, lavoratori e imprese, per questo lavoriamo per soluzioni che siano radicate in questo territorio in alternativa ai fondi nazionali».
Questo è lo scenario attuale. «La Provincia ha previsto per i dipendenti della amministrazione locale la adesione al fondo Sanifonds Trentino (costituito dalle parti datoriali pubbliche e private trentine e dai sindacati dei lavoratori), credo primo esempio di adesione alla sanità integrativa di pubblici dipendenti – ha concluso Franco Ischia -. Siamo impegnati come parti sociali e amministrazione pubblica ad arrivare rapidamente alla operatività di Sanifonds garantendo il massimo della efficienza e definendo le prestazioni in stretto raccordo con le esigenze del territorio e con il sistema sanitario pubblico».
Il tema dei fondi integrativi e delle assicurazioni sociali e private è stato affrontato altresì dalla Dottoressa Fiammetta Fabris, Direttore Generale di UniSalute S.p.A., compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza sanitaria e leader nella gestione dei Fondi nazionali di categoria.
«La popolazione anziana è in aumento – ha spiegato Fiammetta Fabris – e la spesa complessiva per cure e assistenza legata alla non autosufficienza ammonta a oltre 20 miliardi di euro. Il problema dell’invecchiamento, e quindi della non autosufficienza e della cronicità, è una delle sfide centrali della sanità italiana per il prossimo futuro ed è ormai evidente che il Sistema Sanitario Nazionale, farà sempre più fatica a rispondere alle reali esigenze del cittadino. Purtroppo una domiciliarità puntuale supportata da una medicina del territorio in Italia non è ancora decollata e visto che lo Stato potrà dare sempre meno risposte in questo ambito,crediamo che un fondo solidaristico che funzioni a livello territoriale e che veda collaborare le figure di operatori privati e pubblici – regioni, province e comuni – con questi ultimi nel ruolo di controllori degli standard qualitativi erogati dal fondo, possa essere la risposta giusta».
In prima fila anche la FIMIV – Federazione Italiana della Mutualità Integrativa Volontaria con il PresidentePlacido Putzolu che ha parlato di mutualità integrativa per un Welfare relazionale dei diritti e delle opportunità.
«Cronicità e non autosufficienza sono e restano gli ambiti che maggiormente incidono sulla spesa privata: per poter organizzare un sostegno economico realmente efficace bisogna innanzitutto aiutare le persone che hanno bisogno a spendere meglio quelle somme che comunque esse destinano all’assistenza e avvicinare le famiglie a forme di investimento mutualistico preventivo – ha dichiarato Putzolu -. Nel nostro Paese, la sanità integrativa è diventata una componente importante e diffusa della spesa sanitaria, soprattutto nella contrattazione del lavoro, dove coinvolge milioni di lavoratori dipendenti. I suoi effetti si traducono in una opportunità e in un vantaggio socialmente rilevanti per i lavoratori che ne usufruiscono».
Secondo FIMIV i fondi sanitari integrativi sono uno strumento importante di sostegno alla spesa sanitaria privata, in grado di intercettare risorse economiche ingenti, particolarmente dalle imprese, per restituirle ai lavoratori sotto forma di rimborsi.
«Essi – ha proseguito Putzolu – possono inoltre orientare accessi preferenziali verso il Sistema Sanitario Nazionale, ma anche verso il servizio privato convenzionato a condizioni agevolate. Affinché l’opportunità dei fondi sanitari integrativi non si trasformi in un privilegio legato al solo mercato del lavoro, riteniamo sia giusto e proficuo che anche in questo campo i corpi associativi cosiddetti “intermedi” della società civile se ne facciano espressione a vantaggio di tutti i cittadini».
Le società di mutuo soccorso italiane specializzate in ambito sociosanitario (mutue sanitarie) sono coinvolte a pieno titolo nella normativa che disciplina i fondi sanitari integrativi fin dalla sua prima introduzione, con l’art. 9 del D. Lgs. 502/1992.
Il loro ruolo è riconosciuto sia come fonte istitutiva di fondi sanitari integrativi del SSN, sia come enti istitutivi e gestori di fondi sanitari in attuazione di accordi, contratti o regolamenti aziendali che prevedano il versamento di contributi destinati all’assistenza sanitaria dei lavoratori dipendenti.
Se è evidente la dimensione chiusa ed esclusiva dei fondi sanitari di derivazione contrattuale ex art. 51 DPR 917/1986, altrettanto lo è la connotazione aperta che è stata attribuita dal legislatore ai fondi sanitari integrativi del Sistema Sanitario Nazionale ex art. 9 del D. Lgs. 502/92 e successive modificazioni che, per questa ragione, includono tra le fonti istitutive anche regioni, enti territoriali e locali, associazioni e le stesse società di mutuo soccorso.
Per la costituzione dei fondi sanitari integrativi aperti mancano ancora il decreto attuativo sulle modalità di affidamento in gestione e il regolamento contenente le disposizioni relative al loro ordinamento. Tuttavia, le società di mutuo soccorso, dotate di un proprio specifico ordinamento di settore, nei fatti e in una accezione terminologica più moderna, sono già dei fondi sanitari aperti, la cui propensione all’integrazione del Sistema Sanitari Nazionale è intrinseca alla loro storia, natura e vocazione sussidiaria e complementare al servizio pubblico.
L’intergenerazionalità delle tutele e l’esigenza di superare la sperequazione in atto tra le diverse tipologie di fondi sanitari integrativi, è una riflessione che sottoponiamo soprattutto alle parti sociali ed alle organizzazioni sindacali, posto che la sanità integrativa si sta sviluppando in maniera verticale, per settore, mentre sarebbe opportuno intervenire anche in funzione del territorio.
«In conclusione – ha affermato il Presidente FIMIV – vogliamo affermare con forza che, sul tema della salute e dell’assistenza e più in generale sul benessere dei cittadini, debba prevalere non la visione mercantilistica del rapporto tra domanda ed offerta bensì la visione solidaristica, dove non è l’offerta che dispone ma è la domanda collettivamente organizzata che, esprimendo bisogni e forza negoziale, induca l’offerta a rispondere e a strutturarsi per una più adeguata ed efficace presa in carico».
«La salute è una dimensione essenziale del benessere individuale. Condiziona i comportamenti, lerelazioni, le opportunità e le prospettive dei singoli e, spesso, delle loro famiglie». Con queste parole ha introdotto il suo intervento Luciano Dragonetti, Consigliere ANSI – Associazione Nazionale Sanità integrativa.
«Le mutue presenti sul territorio europeo offrono servizi sociali e socio-sanitari a 230 milioni di cittadini, dietro il pagamento di contributi associativi che raggiungono i 180 miliardi di euro, pari ad una contribuzione personale di 782 euro annui per persona – ha spiegato Dragonetti –. Oggi ANSI non solo è formata da un gruppo di persone mosse dalla stessa progettualità per un futuro attivo di questo settore ma vuole affermare che ancora oggi in Italia si può ricominciare a parlare di mutualità e socialità, essendo “libera” da fazioni o lobby di mercato che come unico scopo hanno quello del profitto e mai il valore della salute, invece unico indiscusso obiettivo dell’ANSI».
All’interno di ANSI si trovano forme associative di natura diversa, dal fondo aziendale che cerca soluzioni migliorative per i propri Assisti, alla cassa di assistenza sanitaria che necessita di servizi che non riesce a erogare autonomamente, giungendo sino alle Società di Mutuo Soccorso “alma mater”della sanità integrativa, creando di fatto una interdipendenza unica in Italia.