Stress post-traumatico e infarto: nuovo studio

Il Journal of American College of Cardiology ha pubblicato uno studio sullo stress post-traumatico indicandolo come una delle cause di rischio di malattie cardiovascolari.

Lo studio è stato condotto dalla Emory University su reduci del Vietnam sottoposti per lungo tempo ad eventi traumatici: nelle 281 persone analizzate si sono verificati 69 casi di malattie cardiovascolari.

Quando subiamo, direttamente o indirettamente un evento traumatico, una morte, una minaccia di morte, delle lesioni, sia che riguardino noi, sia chi ci è più vicino, inevitabilmente la nostra mente ne riporta un segno.

I sintomi di ciò che si è vissuto, poi, non è detto che si manifestino subito, possono comparire a distanza di tempo. Soprattutto, poi, comunemente a quanto si crede, sbagliando, il disturbo post-traumatico cnon colpisce i soggetti deboli; sono proprio loro, in effetti, grazie alla “leggerezza di carattere” che li contraddistingue a passare indenni da cattive esperienze. Di contro chi sembra all’apparenza “una roccia” si ritrova a dover affrontare gravi conseguenze.

Il disturbo da stress post-traumatico può essere definito il prototipo di tutti i disturbi post-traumatici. Generalmente un disturbo da stress post-traumatico avviene in correlazione con una aggressione personale, uno scippo, una rapina, un incidente, un terremoto, un’alluvione. Nei bambini è legato principalmente a violenze o lesioni reali o solo minacciate.
Stress-post-traumatico-infarto
La mente di un bambino, inoltre, può vivere con drammaticità liti continue dei genitori, separazioni che minano il senso di integrità e possono suscitare paura o impotenza. Tutte queste situazioni, sia negli adulti che nei bambini, possono provocare diversi disagi: irritabilità con improvvisi scoppi di ira, difficoltà a dormire, disturbi dell’identità, comportamenti autolesionistici.

Il trattamento di tali disturbi è individuale e include un percorso sia psicofarmacologico che psicoterapeutico. In Inghilterra, per esempio, sono eseguiti dei trattamenti BFB, che utilizzano cioè il sistema di biofeedback, permettendo di monitorare i processi psicofisiologici al fine di controllarli.

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