Il Codacons ha commissionato uno studio da svolgere su 300 persone, scelte in varie parti di Italia, che abitualmente giocano in sale apposite o su siti internet. Questa indagine è innovativa in quanto prima nel suo genere in Italia, ma significativa nel capire fino a che punto questa realtà sta condizionando la nostra società.
La maggior parte dei soggetti corrisponde a particolari caratteristiche: uomini, disoccupati con una scarsa cultura. Non mancano alcune donne, soprattutto casalinghe, che raggiungono una percentuale di quasi il 25% che, se non recandosi nelle sale apposite, giocano su internet, perdendo regolarmente una cifra stimata intorno ai 40 euro a settimana.
Si tratta di soggetti che, alla base, presentano gravi problemi di relazione con il prossimo.
E’ stato istituito da parte del Ministero della salute e Ministero dell’Istruzione un progetto, Gap, per cercare di raccogliere, quanto più possibile, dati scientifici che permettano di studiare al meglio questo fenomeno. La risposta delle diverse regioni a questa iniziativa è stata positiva, infatti, molti comuni si stanno attivando, nello specifico, cercando di inserire dei dispositivi di controllo da applicare online e sui giochi elettronici.
Come al solito l’informazione è l’arma più efficace; lo dimostra il fatto che dopo l’affissione di un cartellone nelle principali città italiane dal titolo” il gioco crea dipendenza”, l’interesse della popolazione si è risvegliato, tanto che in molti sono accorsi per maggiori informazioni.
Si stima, secondo recenti sondaggi, che almeno il 54% della popolazione almeno una volta nella sua vita abbia giocato; tra questi una percentuale tra l’1,27 e il 3,8 possono essere definiti patologici. A breve sarà disponibile un sito che fornirà maggiori informazioni, che potranno essere scaricate gratuitamente.
Esiste un termine, coniato in Giappone, dove questo fenomeno è più generalizzato: Otaku. Si tratta di soggetti ossessivamente interessati a qualcosa, in modo particolare ai manga e ai videogiochi. In linea di massima, nel mondo, questo disturbo colpisce una percentuale che va dal 3 all’11% della popolazione, per lo più maschile di età compresa tra i 15 e i 40 anni. Questi soggetti risultano dipendenti da una frequentazione compulsiva di casinò online e siti pornografici.