Hikikomori: rischi per la salute

Hikikomori è un termine giapponese con il quale si identificano quei soggetti che si ritirano dalla vita sociale e si isolano dal mondo.
Si tratta di un fenomeno che vede le sue origini agli inizi degli anni 80 e che nacque in Giappone , tra i giovani, per ribellarsi a quel tipo di cultura assolutamente restrittiva.

Circa dieci anni fa iniziò a diffondersi in Europa e da quasi 4 anni ne sono stati segnalati alcuni casi anche in Italia. Consultando infatti lo Zingarelli 2013 al termine hikikomori corrisponde questa definizione:” ragazzi segregati in camera davanti al computer”.

Il primo campanello d’allarme su questa patologia fu lanciato un anno fa durante il 46° Congresso Nazionale della Società Italiana di Psichiatria, secondo la quale gli italiani colpiti da questa sindrome si aggirerebbero intorno ai 3 milioni.Ikikomori: rischi per la salute

L’Hikikomori è una vera e propria patologia che colpisce prevalentemente i giovani, in un’età compresa tra i 19 e i 30 anni, soprattutto maschi, che rifiutano qualsiasi contatto con il mondo esterno, preferendo vivere isolati nella loro casa, e più specificatamente nella loro camera, evitando qualsiasi contatto anche con i familiari.

Secondo alcune recenti ricerche, la causa va ricercata nella famiglia che tende a trattenere in casa i propri figli fino a tarda età.
Al contrario di quanto avviene di solito nei giovani, che tendono ad mettersi al centro dell’attenzione, nell’hikikomori si assiste al fenomeno contrario: cercano di essere invisibili.
Tutto ciò equivale ad una richiesta di aiuto.

La tendenza è quella di passare ore intere davanti al pc sacrificando del tutto la vita sociale.
Secondo la Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) si può parlare di patologia quando le ore di reclusione arrivano a 10- 12.

Questa sindrome è spesso accompagnata ad un calo del rendimento scolastico e ad una scarsa comunicazione verbale con i genitori.

I genitori possono e devono fare molto per porre rimedio a questa situazione, senza peraltro forzare in nessun modo i ragazzi. L’approccio è generalmente psichiatrico.