Chi beve dalle tre alle cinque tazzine di caffè al giorno ha meno possibilità di possedere arterie intasate con relativo rischio inferiore di subire un attacco di cuore: questa la conclusione di uno studio condotto dal “Kangbuk Samsung Hospital” di Seul.
I ricercatori sono arrivati a questa conclusione dopo avere notato che esiste una correlazione tra assunzione di caffè e presenza di calcio nelle arterie. Hanno tenuto a precisare gli esperti, comunque, che i dati necessitano di ulteriori conferme e che, nel frattempo, come per ogni aspetto della vita bisognerebbe continuare ad avere un atteggiamento di moderazione che non guasta mai.
Ammettono gli esperti che, nonostante lo studio sia durato molti anni e abbia preso in considerazione un numero piuttosto elevato di persone, presenta tuttavia alcune limitazioni non trascurabili; per citarne una è difficile che ognuno degli intervistati sia effettivamente in grado di ricordare con esattezza quanti caffè ha bevuto nel corso degli anni.
Inoltre ciò che fa la differenza sono anche gli stili di vita che comprendono l’abitudine al fumo, la sedentarietà, le abitudini alimentari. Così hanno concluso gli esperti: “Ulteriori ricerche sono necessarie per confermare i nostri risultati e stabilire le basi biologiche dei potenziali effetti preventivi del caffè sulla malattia coronarica”, nè tantomeno si sono sentiti in dovere di stabilire che il solo caffè metta al riparo da malattie cardiache.
Il rischio è che bere troppo caffè possa diventare un alibi o assumere l’aspetto di una dipendenza in nome della salute producendo però un effetto contrario.
CAFFE’ contro le malattie
La caffeina contenuta nel caffè è una sostanza eccitante tuttavia, se assunta con moderazione, tre o cinque tazze al giorno, può apportare importanti benefici alla salute. Il caffè secondo gli esperti ci protegge da cinque malattie pericolose: riduce il rischio di ammalarsi di cirrosi epatica dell’80%, di diabete di tipo 2 dal 23 al 50%, di soffrire di problemi di cuore, di cancro al colon retto del 15%, di Alzheimer o di Parkinson dal 32 al 60%.